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Storia della Rinoplastica Moderna

Il 16 Ottobre 1846 è la data della prima anestesia generale con etere, eseguita, dal dott. Thomas MORTON, presso il General Hospital di Boston, per eseguire l'asportazione di un grosso tumore al collo in un giovane paziente. Il progressivo perfezionamento di queste tecniche anestesiologiche ha permesso il contestuale sviluppo delle tecniche chirurgiche in vari campi.

 

Nel 1892, John ORLANDO ROE, Otorinolaringoiatra di Rochester, pubblicò uno studio sulla Rinoplastica intranasale, ciò quella tecnica che permette di rifare il naso senza lasciare cicatrici esterne. A lui si deve anche il primo intervento estetico di Rinoplastica, come documentato dalle numerose pubblicazioni fotografiche dell'epoca.

 

In Europa, la rinoplastica estetica agli inizi del secolo ha seguito strettamente i  principi promulgati da Jakob JOSEPH,  medico presso l’Università di Berlino. Questi restano ancora oggi i principi di base della moderna chirurgia del naso. Secondo tali principi il trattamento della punta nasale prevede la resezione o la scarificazione del ramo laterale delle cartilagini alari, realizzata per via interna.Per la riduzione del gibbo osteocartilagineo, la rimozione della cupola ossea porta con questa tecnica all’apertura del tetto osseo (open roof), che obbliga il chirurgo a realizzare le osteotomie laterali in tutti i casi. Tali metodiche hanno dimostrato risultati imprevedibili specialmente al lungo termine con la comparsa di numerosi problemi secondari estetici e funzionali. Anche quando ben eseguita questa tecnica tende a lasciare le stigmate del naso operato in molti casi, facilmente percepibili anche da non addetti ai lavori.

 

Le tecniche di Joseph necessitano inoltre di una lunga curva di apprendimento. Nonostante i problemi evidenziati, tali tecniche rimangono la base della moderna rinologia e ancora oggi sono eseguite e insegnate alla maggior parte dei chirurghi.


Con George Peck a partire dagli anni 50, si inizia a dare sempre maggiore attenzione alla punta nasale e alla sua proiezione. Un concetto cardine della filosofia di Peck è che il trattamento della punta del naso, va fatto sempre prima di trattare il dorso, che conseguentemente viene ridotto in maniera consequenziale e sempre più conservativa grazie anche all’utilizzo di strumenti alternativi alla sega chirurgica, come la raspa e l’osteotomo, che consentono anche l’asportazione di parti minime di dorso osseo fino ad arrivare agli standard attuali. Di pari passo si svilupparono negli Stati Uniti le tecniche di Cottle, Converse, Goldman ed altri. 


Negli anni 80 con Jack Sheen, un chirurgo esperto in rinoplastiche secondarie, nasce il concetto di rinoplastica funzionale grazie all’impiego di innesti, che hanno portato grandi avanzamenti tecnologici alla rinoplastica. In Italia si distinsero, Sulsenti, Micheli-Pellegrini, Ponti ed altri. Intorno agli anni 90 con John Tebbetts torna alla ribalta l’utilizzazione sistematica della tecnica “open”, che consiste in una piccola incisione addizionale al centro della columella e che consente di lavorare sul naso a “cielo aperto”.

 

Tebbetts promuove inoltre tecniche conservative e reversibili utilizzando fili di sutura per modificare l’assetto delle cartilagini della punta ed eventualmente utilizzando innesti di supporto collocati all’interno delle cartilagini stesse e non più sopra alle cartilagini per dare spessore, quindi percepibili sotto la pelle. Lo “strut” columellare e i punti trans e inter-domali (descritti anche da Daniel) vengono oggi utilizzati da molti specialisti. 
Il resto è storia dei nostri giorni.

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